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Radiopropagazione
Forse è un mito? Considerazioni al limite del serio sulla percezione di questo fenomeno fisico
Questa pagina ripropone copia di un articolo pubblicato nel fascicolo di Maggio 2020 della rivista Radio Kit Elettronica. Esprimiamo all'editore ed all'autore la nostra gratitudine per averci concesso di offrirvi questo contributo. Seguendo il link Radio Kit Elettronica potete visionare ulteriori dettagli sulla rivista, alla pagina Abbonamento potete invece acquistare o rinnovare il vostro abbonamento digitale o cartaceo a questo interessante mensile.
Al termine mito si attribuisce il significato di creazione umana, ispirata da una visione irreale, con poche o nulle radici nella oggettività delle cose. Me ne rendo conto, posta in tal modo la definizione non chiarisce il legame con la concretezza delle leggi che governano la trasmissione dei segnali radio. Certo, spesso ci troviamo ad invocare la Dea della propagazione nel momento più topico di un DX, ma su via, il piano divino e quello della leggenda sono cose diverse. Andiamo con ordine. Per dare la giusta prospettiva alle considerazioni che seguiranno devo premettere che l'idea di questo mio intervento nasce durante una lunga passeggiata mattutina, uno di qui percorsi misti che inevitabilmente porta qualche dispettoso ed infingardo sassolino ad infilarsi dentro le scarpe al solo scopo di arrecare fastidio. è durante questa attività che i pensieri mi sono caduti sui tanti ascolti raccolti sulle bande 28+ MHz e sulle previsioni ionosferiche che si dispiegano all'orizzonte.
Sulle ultime pagine in ogni fascicolo della rivista Radio Kit Elettronica a cura di Fabio Bonucci appaiono le previsioni ionosferiche suddivise per area geografica. Una sintesi di informazioni molto utile per SWL ed OM. Analizzare tali grafici è una buona prassi sia per il valore in se che per le successive comparazioni con l'attività radio.
L'archetipo della storia
La ragione del mio interesse deriva dal profondo, innegabile, divario che l'esperienza dimostra persistere tra le aperture propagative che coinvolgono le bande alte con l'attività radio che vi si registra. Intendiamoci, i radioamatori hanno a disposizione molti segmenti e dunque non vi è da stupirsi se l'attenzione si rivolge agli evergreen 7 e 14 MHz piuttosto che altrove. Malgrado questo i conti non tornano, ben altri meccanismi sembrano amministrare la presenza di comunicazioni a media / lunga distanza.
Un esempio illuminante è la comparazione diretta tra attività sui 10 metri ed in banda CB. Sintonizzo difatti spesso il segmento 28-28.8 dove si concentrano le operazioni in SSB/CW e modi a banda stretta. Abitualmente la banda è desolatamente muta, mi sposto allora sul canale di chiamata dei 27.555 USB per verificare la presenza di outbanders e qui l'attività non manca affatto! Lo comprendo, i CB hanno solo la 27 e dunque sfruttano ogni apertura mentre per i radioamatori piazzarsi sui 10 metri è solo una tra le opzioni disponibili.
Di nuovo malgrado questo i conti seguitano a non tornane. Ragioniamoci un po' su. Sui 27-up è sufficiente che lo strato E sporadico si presenti con lo spessore di un foglio di carta velina e subito iniziano a farsi sentire i vicini della Provenza Francese, le immancabili Isole Canarie, ed a rotazione un discreto settore d'Europa bussa per entrare. Tutto questo in SSB, larghezza di banda sui 3 KHz per intenderci, con stazioni che verosimilmente non adottano tutte un lineare da qualche kW, anche se alcune... Certo l'E sporadico ha le sue caratteristiche, crea spot locali e si concentra nelle ore diurne declinando la sera.
Un istante. Alle 0:45 di notte la 27.555 USB è diventata vuota, me lo aspetto, però su un canale vicino insiste debole il segnale di un amico polacco intento a parlare con un collega UK. Ultimo giro di sintonia prima di andarmene a dormire. Confermo che il caos pomeridiano è solo un ricordo, comunque a ben cercare persistono in sotto fondo alcune stazioni dalla Sicilia occupate in una chat... Mi avete convinto, ascoltare l'isola del Sud dalla mia posizione (Nord Adriatico) non è un vero DX! Allora per sfida mi porto sui 31 MHz e, sorpresa, estremamente tenui fanno capolino le telemetrie di stazioni che nostrane certo non sono. Sui 35 MHz poi i toni di chiamata del famoso network d'oltralpe ad intervalli riescono a bucare il noise, quel poco che basta per farsi riconoscere.
La razionalità in campo
L'asciamoci alle spalle l'E sporadico per un momento. Del resto vi sono altri modi che concorrono alla propagazione su lunga distanza. Tra lo strato E / F della ionosfera ad esempio si giocano più fenomeni, comprese le anomalie trans-equatoriali e le cortine aurorali. Semplifichiamo il quadro rimanendo al normale indice rifrattivo della ionosfera, basta allora guardare alla Massima Frequenza Usabile (MUF) che si registra con un basso angolo di incidenza. Con la figura seguente porto alla vostra attenzione il numero medio di ore giornaliere che ha visto tale indice superare i 25 MHz per almeno il 10% dei giorni/mese.
Analisi della Massima Frequenza Usabile (MUF)
Per non complicarci l'esistenza vi sono unicamente un paio di percorsi intercontinentali, verso il Sud America e l'Africa. Una MUF oltre i 25 MHz rappresenta una buona possibilità di contattare stazioni effettivamente DX. Come si vede la finestra utile risulta estesa per circa mezza giornata! Naturalmente rendendo il criterio maggiormente restrittivo, considerando ora almeno il 50% dei giorni/mese, i valori diminuiscono ma permangono apprezzabili. Ad esempio verso il Sud America abbiamo una possibilità media di oltre 4 ore su cui contare. Ora che vi siete abituati alla ionosfera in termini di lunghe distanze cambiamo del tutto scenario, così, tanto per stimolarvi le cellule grigie.
Rammentate la passeggiata citata nell'introduzione? Bene, il percorso mi porta vicino alla collinetta artificiale che fa bella mostra di se nel parco pubblico della città. Girando attorno a questa collinetta, rimanendo ai suoi piedi, in diverse occasioni l'ho sfruttata come schermo facendo ascolto con un piccolo scanner portatile. Bloccare la ricezione da una specifica direzione, anteponendovi un efficace ostacolo, è una tra le strategie efficaci in campo V/UHF. Lo è ad esempio nell'FM-DX, qui l'iper popolata banda dei 87.5-108 MHz in condizioni standard non permette di seguire altro se non le potenti emissioni locali. Ed ecco il trucco, schermando i trasmettitori indigeni lasciamo alcuni canali sufficientemente liberi da fare emergere emittenti più distanti. Con tale sistema dalla mia posizione, e con uno scanner dotato di antenna "gommino", si riesce ad ascoltare stazioni di Slovenia e Croazia. Certo di mezzo vi è solo il mare, ma comunque stiamo parlando di andare oltre la portata ottica. Anche questa è radiopropagazione.
Segnali (di vita) radio
Riassumiamo. Sui 27 MHz, a meno di non fingersi sordi, si registra la presenza di stazioni in fonia distanti centinaia di km o più quasi 24h su 24. Che si tratti di E sporadico, strato F con MUF elevata, linea aperta tra località di montagna – pianura, od altro, poco importa. Sui 28 MHz invece sembra di guardare la foto che lo zio Peppino ha scattato mentre visitava il Deserto dei Gobi. Sui 100 MHz fare almeno quei 100~200 km di nuovo si conferma la gittata standard quasi ogni santo giorno, pure verosimilmente non in tutte le direzioni stante il peso dell'orografia. Se in quest'ultimo caso pensate che stiamo considerando stazioni di notevole potenza con antenne adeguatamente posizionate è pur vero che una modulazione WFM, larghezza di banda sui 150 KHz, presenta un rapporto S/N verticale – un effetto soglia davvero importante. Sui 2 metri invece ponti ripetitori NFM/Digitali a parte di attività in diretta non se ne parla, per tale ragione vi informo in anteprima che il segmento 144-144.5 MHz verrà ricollocato dall'ITU per uso Radioastronomia visto che di segnali terrestri non ve ne è più traccia. Be, periodi di contest a parte ad essere onesti.
Realtà distopiche
Tiriamo alcune somme. Conosciamo tutti le potenzialità dei modi digitali a banda stretta, dal PSK31 in poi, nel sfruttare ogni pur minimo spiraglio per elevarsi sopra il rumore. Anche la SSB, negli apparati moderni affiancata da eccellenti filtri, offre spazi d'uso ben maggiori di quanto eravamo abituati un paio di decenni fa. Dunque perché sui 28, come sui 50, 144 MHz la presenza dei radioamatori latita?
Non offro risposte, allo stesso tempo non posso fare a meno di chiedermi come mai la radiopropagazione su queste bande sembri perennemente assente mentre di fatto non lo è. In un mondo ideale potremmo senza problema alcuno assistere ad estenuanti chat serali sui 144.250 USB su scala regionale, oppure al quotidiano Net sui 50.200 PSK per l'area Centro-Sud Europa dove il pile-up sarebbe a dir poco estenuante. Un mondo HAM diverso, senz'altro più vicino allo spirito originario. A proposito, ricordate quei sassolini che mi si erano infilati entro le scarpe – ora che sono stati tolti mi sento meglio, ho voluto farvelo sapere per dovere di cronaca.
Buoni DX a tutti.
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